lunedì 26 aprile 2021

"Abbandonarsi a Srì Guru" di Srila B.R.Sridhara Deva Goswami


 Persino gli eruditi rimangono perplessi nel capire cosa sia il bene e cosa sia il male, cosa accettare e cosa rifiutare (kim karma kim akarmeti kavayo ‘py atra mohitah). Persino gli eruditi sbagliano nel comprendere quali siano le loro reali necessità. Questo mondo materiale è una giungla di perplessità, dove l’anima accetta tanti tipi di corpi in differenti tipi di coscienze. Viene affermato nelle “Leggi di Manu”:


jalaja nava laksani
sthavara laksa vimsati
krmayo rudra-sankhyakah
paksinam dasa laksanam
trimsal laksani pasavah
catur laksani matusa

Esistono 900.000 specie di esseri acquatici, 2.000.000 specie di alberi e piante, 1.100.000 specie di insetti e rettili, 1.000.000 specie di uccelli, 3.000.000 specie di animali a quattro zampe e 400.000 specie di esseri umani. Manu asserisce che gli alberi posseggono una forma così disperata come risultato del loro karma. La loro sensazione di dolore e di piacere è simile alla nostra, la loro anima non è inferiore, ma vivono una situazione disagiata a causa del loro karma, perciò non possono fare altro che biasimare loro stessi per la situazione in cui si trovano. Questo è lo stato delle cose nel mondo esterno. Viviamo in un ambiente afflitto da gravi ideologie sbagliate, da fraintendimenti, inganni e cattivi comportamenti. Come possiamo essere certi di ciò che è giusto o sbagliato, di ciò a cui dovremmo aspirare o rigettare? Numerose alternative si accalcano una sull’altra, venute per influenzarci, e quando questo piano coperto dall’illusione e influenzato dall’inganno è colmo di tali diversità, come possiamo sperare di riconoscere l’infinito mondo spirituale di Vaikuntha? Con quale attitudine dovremmo avvicinare quel regno trascendentale situato oltre il regno dei sensi e della mente (adhoksaja)?
 

Il Guru Sincero
 
Dobbiamo adottare qualsiasi risorsa e accettare qualsiasi compagnia che ci aiuti a guadagnare l’entrata in quel regno. Dovremmo cercare di avere anche la più piccola connessione con quello scopo perfetto che è la nostra innata aspirazione. Siamo senza aiuto, senza speranza nel mezzo della delusione, siamo in estremo pericolo, facciamo affidamento sul nostro libero arbitrio, sulla nostra capacità di comprendere veramente in cosa consiste il nostro bene, ma è talmente debole da non essere in grado di guidarci. In quale pericolo siamo! Tutto, intorno a noi, è testimone di questo pericolo. Un guru autentico che ci guidi verso il nostro vero benessere è sommamente importante! Una guida adeguata è la cosa più preziosa e importante per tutti noi, perché ci troviamo nel mezzo di più forze che ci strattonano e ci attraggono verso più direzioni. Dobbiamo essere attenti e imboccare la giusta direzione, perché se accettiamo la guida di chiunque e ovunque, saremo solo sviati. Questa direzione ci viene fornita da Krishna nella Bhagavad-gita:

tad viddhi pranipatena
pariprasnena sevaya
upadeksyanti te jnanam
jnaninas tattva darsinah

Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità”.
 

I Requisiti di un Discepolo
 
Krishna ci fornisce, qui, il modello sul quale basarci per capire da una fonte autentica “ciò che in verità è”. Il campione di misurazione della verità e della menzogna non deve venire da un piano viziato e vulnerabile, ma da un piano reale, e per realizzarlo dobbiamo possedere questi tre requisiti: pranipat, pariprasna e seva. Pranipat significa che dovremmo arrenderci a questa conoscenza non ordinaria, priva di un soggetto che può diventare oggetto, perchè essa stessa è super-soggetto. Noi possiamo essere i soggetti in questo mondo grossolano, ma per essere toccati dalla super-conoscenza di quel piano, dovremo diventarne gli oggetti. Pranipat significa avvicinare un Maestro Spirituale con la seguente attitudine: “Ho terminato con le esperienze di questo mondo esterno, non ho nessuna attrazione per questo piano nel quale ho già viaggiato. Ora offro me stesso esclusivamente sul Tuo altare. Desidero ricevere la Tua grazia”. Dovremmo avvicinare la più alta conoscenza con questo sentimento. Pariprasna significa onestà, domanda sincera. Dobbiamo porre delle domande abbandonando la tendenza alla discussione e lo spirito di controversia. Tutti i nostri sforzi dovrebbero essere incentrati verso un atteggiamento positivo idoneo per apprendere la Verità, lasciando lo spirito dubbioso e sospettoso. Con piena attenzione dovremmo cercare di capire la verità, perché ci viene data da un piano di realtà superiore che non abbiamo mai conosciuto. Per concludere troviamo seva, servizio. Questo è l’aspetto più importante. Stiamo cercando di giungere alla conoscenza non per ricavare un aiuto da quel livello, non per poter utilizzare quell’esperienza in questo piano di vita, ma per impegnarci a servirla. Solo con questa attitudine possiamo avvicinare quel livello di conoscenza. Dovremmo servire la più alta conoscenza, non cercare di farci servire da essa, altrimenti non ci sarà concesso di entrare in quel mondo. La conoscenza suprema non ci viene data per servire questo piano inferiore, ma per offrire noi stessi ed essere utilizzati da Lei. Non dobbiamo cercare di usarla egoisticamente per soddisfare i nostri bassi scopi. Lui non deve dedicarsi a noi per soddisfare i nostri scopi animaleschi; al contrario, siamo noi che dovremmo dedicarci a Lui in un sentimento di servizio. Con questa attitudine dobbiamo cercare il piano della vera conoscenza e ricevere un modello di comprensione che ci faccia capire “ciò che in verità è” ed avere un’appropriata valutazione del nostro ambiente. Nella cultura Vedica la conoscenza assoluta è sempre stata impartita solo con questo processo e mai attraverso un approccio intellettuale. Srila Prabhupada Bhaktisiddhanta era solito fare l’analogia dell’ape: il miele è nella bottiglia, il tappo la chiude e l’ape è seduta sul vetro. Essa cerca di gustare il miele leccando la bottiglia, ma così come l’ape non può gustare il miele in questo modo, gli intellettuali non
possono avvicinare il mondo dello spirito. Possiamo pensare di averlo raggiunto, ma non è cosa possibile: la barriera è lì, proprio come il vetro della bottiglia. Il conseguimento intellettuale non è il conseguimento reale della conoscenza superiore. Solo attraverso la fede, la sincerità e la dedizione possiamo raggiungere quel regno superiore e diventarne membri. Possiamo entrare in quel piano superiore solo se ci viene dato un visto per esserne ammessi; solo in questo modo possiamo entrare nella terra dell’esistenza divina. Un candidato deve possedere questi tre requisiti per essere in grado di avvicinare la verità, la quale è situata sul piano superiore della Realtà Assoluta. E’ possibile avvicinare la Verità Assoluta solo con un’attitudine di umiltà, sincerità e dedizione.
Nello Srimad-Bhagavatam e nei Veda troviamo una affermazione simile. Nelle Upanisad è detto:

tad vijnanartham sa gurum evabhigacchet samit panih srotriyam brahma nistham

Avvicina un maestro spirituale non casualmente o esitando, ma col cuore candido e sincero.”