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SUA
DIVINA GRAZIA A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA
Il
giorno del Suo Vyàsa-pùjà nel 1973 a Bhaktivedanta Manor in Inghilterra
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om ajnana-timirandhasya
jnananjana-salakaya
caksur unmìlitam yena
tasmai srì gurave namah
“Sono
nato nel più profondo buio dell’ignoranza, ma il mio maestro spirituale ha
aperto i miei occhi con la torcia della conoscenza. Offro a lui i miei
rispettosi omaggi”
na tad bhàsayate sùryo
na sasànko na pàvakah
yad gatvà na nivartante
tad dhàma paramam mama
“La Mia dimora non è illuminata né dal sole né dalla luna né dall’elettricità. Chi la raggiunge non tornerà mai più in questo mondo”
DAL BUIO ALLA LUCE
Compito
del guru è portare i suoi discepoli dal
buio alla luce. Così, come per ignoranza si contrae una malattia, per ignoranza
tutti oggi stanno soffrendo. Se non si conoscono i principi dell’igiene, per
esempio, si ignoreranno anche le possibili cause d’infezione. Quindi a causa
dell’ignoranza c’è infezione e noi soffriamo per questa malattia. Un criminale
potrebbe dire: “Non conoscevo la legge”, ma non sarà scusato se commette un
crimine. L’ignoranza non ha scuse. Analogamente un bambino, non sapendo che il
fuoco brucia, toccherà il fuoco. Il fuoco non penserà: “E’ un bambino e non sa
che io brucio”. No, non ci sono scuse. Proprio come esistono le leggi dello
stato, esistono anche precise leggi naturali e queste leggi agiranno a
prescindere dalla nostra ignoranza. Se facciamo qualcosa di sbagliato per
ignoranza, dobbiamo soffrire. Questa è la legge. Che sia legge di stato o legge
di natura, rischiamo di soffrire se non la rispettiamo.
Compito
del guru è fare in modo che nessun
essere umano soffra in questo mondo materiale. Nessuno può dire di non soffrire.
Non è possibile. In questo mondo materiale sono presenti tre forme di
sofferenza: adhyatmika, adhibautika e
adhidaivika. Queste forme di sofferenza sono miserie che provengono dal
corpo materiale e dalla mente, da altri esseri viventi e dalle forze della
natura. Possiamo soffrire di angoscia, possiamo soffrire a causa di altri
esseri viventi – formiche, zanzare, mosche – o possiamo soffrire a causa di
qualche potere superiore: per esempio potrà verificarsi un caldo eccessivo
oppure un freddo eccessivo; alcune sofferenze quindi ci sono imposte dalla
natura e sono queste che, singolarmente o combinate tra loro, ci fanno soffrire
in questo mondo materiale.. Nessuno può dire di essere completamente libero
dalla sofferenza.
Possiamo
allora chiederci perché l’essere vivente stia soffrendo. La risposta è: per
ignoranza. L’uomo non pensa: “Sto commettendo errori e sto conducendo una vita
peccaminosa; è per questo che soffro”. Perciò il primo compito del guru consiste nel liberare il discepolo
da questa ignoranza.
Noi
mandiamo i nostri figli a scuola per salvarli dalla sofferenza. Se i nostri
figli non ricevono un’istruzione temiamo che debbano soffrire. Il guru sa che la sofferenza è dovuta
all’ignoranza che è paragonabile al buio. Come può essere salvata un persona
che si trova nel buio? Con la luce. Il guru
ha la torcia della conoscenza e la offre all’essere vivente prima che venga
avvolto definitivamente dal buio. Questa conoscenza lo solleva dalle sofferenze
dovute al buio dell’ignoranza.
IL GURU E’ UNO
tad vijnanarthamsa gurum eva
bhigacchet
samit-panih srotriyam
brahma-nistham
(Mundaka Up.
1.2.12)
man-manà bhava mad-bhakto
mad-yàij màm namaskuru
màm evaisyasi yuktaivam
atmànam mat-paràyanah
“Pensa
sempre a Me, diventa Mio devote, offriMi I tuoi omaggi e adoraMi. Perfettamente
assorto in Me, certamente verrai a Me”. Queste autentiche istruzioni furono
ripetute da tutti gli àcàrya: Ramanujàcarya,
Madvàcarya e Caitanya Mahàprabhu. Anche i sei Goswàmì trasmisero lo stesso
messaggio e noi stiamo semplicemente seguendo le loro orme. Non c’è nessuna
differenza. Noi non interpretiamo le parole di Krishna dicendo: “Secondo me la
battaglia di Kuruksetra rappresenta il corpo umano”. Queste sono
interpretazioni da mascalzoni. Sono molti nel mondo i guru mascalzoni che forniscono la propria opinione, ma noi possiamo
sfidare qualsiasi mascalzone. Un guru mascalzone
può dire: “Io sono Dio” o “Siamo tutti Dio”. Va bene, ma dobbiamo cercare nel
vocabolario qual è il significato della parola Dio. In genere il vocabolario ci
dirà che la parola Dio indica l’Essere Supremo. Possiamo allora chiedere a
questo guru: “Sei l’Essere Supremo?”.
Se non capisce, dobbiamo allora cercare il significato di “supremo”. Qualsiasi
dizionario ci spiegherà che “supremo” significa “la più elevata autorità”.
Potremo quindi chiedere: “Sei la più elevata autorità?”. Il guru mascalzone, sebbene si dichiari
Dio, non potrà rispondere a questa domanda. Dio è l’Essere Supremo e l’autorità
più elevata. Nessuno Lo eguaglia o è più grande di Lui. Eppure ci sono molti guru che si proclamano Dio, molti
mascalzoni che pretendono di essere il Supremo. Tali mascalzoni non possono
aiutarci a scappare dal buio dell’esistenza materiale. Non possono illuminare
il buio in cui ci troviamo con la torcia della conoscenza spirituale. Il guru autentico si limiterà a presentare
ciò che il guru Supremo, Dio, dice
nelle Scritture autentiche. Un guru
non può cambiare il messaggio della successione dei maestri. Una volta c’era un
Signore di nome Vallabhàcarya, molto devoto a Srì Caitanya Mahàprabhu.
Vallabhàcarya scrisse un commento allo Srìmad-Bhàgavatam
e lo presentò a Caitanya Mahàprabhu dicendo: “Srì Caitanya, ascolta per favore
il mio commento allo Srìmad-Bhàgavatam.
Lo troverai di gran lunga migliore di quello di Sridhara Swami”. Srìdhara Swami
era un commentatore molto anziano. Caitanya Mahàprabhu respinse immediatamente
Vallabhàcarya dicendo: “Pretendi di aver scritto qualcosa di meglio di Sridhara
Swami?”. Quindi Srì Caitanya Mahàprabhu lo punì dicendo: “svaike yini na manena, tini vesya”. Srì Caitanya usò sarcasticamente la parola svami, che significa anche marito.
Disse: “Penso che la persona che non riconosce lo svami (il marito) sia una prostituta”. In altre parole: “Se non
riconosci Srìdhara Swami, allora sei una prostituta. Come posso ascoltare le
parole di una prostituta?”.
NESSUNA RICERCA E’ NECESSARIA
Dobbiamo capire che non possiamo effettuare una ricerca per trovare la Verità Assoluta. Caitanya Mahàprabhu stesso ha detto: “Il Mio guru mahàràja, il Mio maestro spirituale, Mi considerava un grande sciocco”. Chi rimane un grande sciocco davanti al suo guru è lui stesso un guru.
Se
uno però dice: “Sono così avanzato che posso parlare meglio del mio guru” è solo un mascalzone. Nella Bhagavad-gìtà (4.2) Srì Krishna dice:
eavam paramparà-pràptam
imam ràjarsayo viduh
sa kàleneha mahatà
yogo nastah parantapa
“Questa
scienza fu trasmessa attraverso la successione di maestri e i re santi l’hanno
ricevuta in questo modo. Ma con il tempo la successione dei maestri si è
interrotta e questa scienza così com’è sembra ora perduta”.
Non si può accettare un guru soltanto perché è di moda. Chi è serio nel comprendere la vita spirituale ha bisogno di un guru.Trovare un guru è una questione di necessità perché bisogna essere molto seri per comprendere la vita spirituale, l’azione appropriata, Dio e la propria relazione con Lui. Quando siamo molto seri nella comprensione di questi argomenti, abbiamo bisogno di un guru. Non dobbiamo avvicinare un guru soltanto perché al momento è di moda. Deve esserci sottomissione; infatti se non ci sottomettiamo non possiamo imparare. Se andiamo da un guru soltanto per sfidarlo, non impareremo niente. Dobbiamo invece accettare il guru nell’attitudine in cui Arjuna accettò il suo guru, Srì Krishna stesso (Bhagavad-gìtà 2.7):
kàrpanya-dosopahata-svabhàvah
prcchàmi tvàm
dharma-sammùdha-cetàh
yac chreyah syàn nascita brùhi
tan me
sisyas te’ham sàdhi màm tvàm
prapannam
“Ora
sono confuso, non so più qual è il mio dovere e ho perso la calma a causa di
una debolezza meschina. In questa condizione Ti chiedo di dirmi chiaramente ciò
che è meglio per me. Ora sono Tuo discepolo e un’anima sottomessa a Te.
Istruiscimi, Ti prego”.
DA “DIO” A CANE
Questo
è il modo di accettare un guru. Il guru è il rappresentante di Krishna, il
rappresentante dei precedenti àcàrya.
Krishna dice che tutti gli àcàrya
sono Suoi rappresentanti: perciò al guru va
offerto lo stesso rispetto che si offrirebbe a Dio. Come Visvanatha Cakravarti
Thakura dice nelle sue preghiere al maestro spirituale: “yasya prasàdàd bhagavat-prasàdo: “Per la grazia del maestro
spirituale si riceve la benedizione di Krishna”. Di conseguenza se ci
sottomettiamo al maestro spirituale autentico, ci sottomettiamo a Dio. Dio
accetta la nostra sottomissione al guru.
Nella bhagavad-gìtà (18.66), Krishna
ci istruisce:
sarva-dharmàn parityaiya
màm ekam saranam vraja
aham tvàm sarva-pàpebhyo
moksasayisyàmi mà sucah
“Lascia
ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libereò da tutte le reazioni
del peccato. Non temere”.
Qualcuno
potrà dire: “Dov’è Krishna? Mi sottometterò a Lui”. Ma non è così; il
procedimento vuole che prima ci si arrenda al rappresentante di Krishna, poi ci
si arrenda a Krishna. Perciò è detto: “saksàd-dharitvena
samasta-sastrair, il guru equivale
a Dio. Quando noi offriamo il nostro rispetto al guru, stiamo offrendo il nostro rispetto a Krishna”. Poiché stiamo
tentando di essere coscienti di Dio, ci viene richiesto di imparare come
offrire rispetto a Dio per mezzo del Suo rappresentante. In tutti gli sastra il guru viene definito
equivalente a Dio, ma il guru non
dice mai: “Sono Dio”. Il dovere del discepolo consiste nell’offrire al guru il rispetto che offrirebbe a Dio,
ma il guru non pensa mai: “I miei discepoli mi stanno
offrendo lo stesso rispetto che offrono a Dio”. Non appena inizia a pensare in
questo modo, diventa un cane, anziché Dio. Per questa ragione Visvanatha
Cakravarti dice: “kintu prabhor yah priya
eva tasya”. Poiché è il servitore più confidenziale di Dio, al guru va offerto lo stesso rispetto che
viene offerto a Dio. Dio è sempre Dio, il guru
è sempre il guru. Dal punto di
vista dell’etichetta, Dio è il Dio da adorare e il guru è il Dio adoratore (seva-bhagavan).
Perciò ci si rivolge al guru
chiamandolo prabhupàda. La parola prabhu
significa “signore” e pàda significa
“posizione”. Quindi prabhupàda significa
“colui che ha preso la posizione del Signore”. E’ come dire “sàksàd-daritvena samasta sàstrair”. Solo
se siamo molto seri nel comprendere la scienza di Dio è richiesto un guru. Non dobbiamo cercare un guru per una questione di moda. Chi ha
accettato un guru parla in maniera
intelligente. Non dice mai sciocchezze. Questa è la prova che ha accettato un
maestro spirituale autentico. Dobbiamo certamente offrire tutto il nostro
rispetto al maestro spirituale, ma dobbiamo anche ricordare come seguire le sue
istruzioni.
Nella
Bhagavad-gìtà (4.34) Srì Krishna
stesso ci insegna il metodo per ricercare e avvicinare il guru:
tad viddhi pranipàtena
pariprasnena sevayà
upadeksyanti te jnanam
jnàninas tattva-darsinah
“Cerca
di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande
con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché
ha visto la verità”.
Il
primo procedimento è quello di sottomettersi. Dobbiamo cercare una persona
elevata e sottometterci di buon grado a lei. Gli sàstra affermano che prima di accettare un guru occorre studiarlo attentamente per scoprire se possiamo
sottometterci a lui. Non dobbiamo accettare un guru impulsivamente, per fanatismo. E’ molto pericoloso. Anche il guru deve studiare la persona che
desidera diventare suo discepolo per vedere se è adatta. Questo è il modo in
cui si stabilisce una relazione tra guru e
discepolo. Tutto è previsto, ma dobbiamo affrontare il procedimento in maniera
seria. A questo punto possiamo essere istruiti e diventare discepoli autentici.
Prima dobbiamo trovare un guru
autentico, stabilire la nostra relazione con lui e agire di conseguenza. Solo
allora la nostra vita avrà successo perché il guru può illuminare il discepolo sincero che è immerso nell’oscurità.
RENDERE PERFETTA LA NOSTRA VITA
Ciascuno
di noi è nato mascalzone e sciocco. Se fossimo nati istruiti perché avremmo
bisogno di andare a scuola? Se non coltiviamo la conoscenza non siamo migliori
degli animali. Un animale potrà dire che i libri non sono necessari e che è
diventato un guru, ma come si potrà
ottenere la conoscenza senza lo studio dei libri autorevoli di scienza e
filosofia? I guru mascalzoni tentano
di evitare queste cose. Dobbiamo capire che noi tutti siamo nati mascalzoni e
sciocchi e che dobbiamo essere illuminati. Dobbiamo ricevere la conoscenza per
rendere la nostra vita perfetta. Se non renderemo perfetta la nostra vita
saremo sconfitti. Qual è la sconfitta? La lotta per l’esistenza. Stiamo
tentando di ottenere una vita migliore, di raggiungere una posizione superiore
e per questo stiamo lottando molto duramente, anche se non sappiamo cos’è
veramente una posizione superiore. Qualunque posizione abbiamo raggiunto in
questo mondo materiale dovrà essere abbandonata. Possiamo avere una buona o
cattiva posizione; in ogni caso non potremo rimanere qui. Potremo guadagnare
milioni di dollari e pensare “Adesso ho una buona posizione”, ma un po’ di
dissenteria o il colera potrebbe porre a termine alla nostra posizione. Se la
banca fallisce, la nostra posizione è perduta. In effetti non esiste nessuna
buona posizione in questo mondo materiale. E’ una farsa. Quelli che tentano di
raggiungere un posizione migliore nel mondo materiale sono alla fine sconfitti perché
in realtà non esiste nessuna posizione migliore. La Bhagavad-gìtà (14.26) dice qual è la posizione migliore:
màm ca yo ‘vyabhicàrena
bhakti-yogena sevate
sa gunàn samatìtyaitàn
brahma-bhùyàya kalpate
“Colui
che s’impegna completamente nel servizio di devozione, senza mai deviare,
trascende subito le tre influenze della natura materiale e raggiunge così il
livello del brahman”
Ma
esiste una scienza che possa darci un genere di conoscenza grazie alla quale
possiamo diventare immortali? Si, possiamo diventare immortali, ma non nel
senso materiale. Non possiamo ricevere questa conoscenza nelle cosiddette
università. La conoscenza grazie alla quale possiamo diventare immortali è
quella contenuta nelle Scritture vediche. Questa immortalità è la nostra
posizione migliore. Non più nascite, non più morte, non più vecchiaia, non più
malattia. Il guru quindi si assume
una responsabilità molto grande. Deve guidare il suo discepolo e metterlo in
grado di diventare un candidato idoneo alla posizione perfetta, l’immortalità.
Il guru dev’essere competente per
guidare il suo discepolo e riportarlo a casa, riportarlo a Dio.
Grazie.