martedì 5 gennaio 2021

"L’IMPUREZZA E’ SOLO APPARENZA" di Sua Grazia B.R. Sridhara Deva Goswami Maharaja

 Srila Rupa Goswami ha dato l’esempio delle sacre acque del Gange. Esternamente possono sembrare sporche, ma questa sporcizia esterna fatta di fango, bolle e schiuma, non possono cambiare la capacità purificante delle sue acque. Similmente, l’anima pura, l’atma, il devoto stesso, è un agente purificatore, il fattore più puro e normale esistente nel mondo. Qualsiasi cosa possa essere vista esternamente nel suo carattere è come il fango e la schiuma che si trovano nelle acque del Gange. La capacità purificante delle sue acque è separata e non può essere perturbata da nessuna schiuma o sporcizia mescolata con l’acqua. La capacità spirituale non dipende da nessuna forma di apparente capacità materiale. A volte un vaisnava può essere visto come avido, collerico, fisicamente cieco, sordo o noioso, ma il suo carattere santo è indipendente dalle caratteristiche fisiche o mentali.

Durante il viaggio di Srì Caitanya Mahàprabhu nel sud dell’India, accadde l’episodio di Vasudeva vipra, a Kurmaksetra. Lui era un lebbroso e allo stesso tempo un grande devoto. Il suo comportamento era singolarmente esemplare; se qualcuno dei vermi che si trovavano nelle sue piaghe cadeva a terra, lo raccoglieva e lo ricollocava nella piaga, in modo che il verme non morisse. Era un devoto avanzato. Mahàprabhu lo abbracciò e dovuto al contatto con il Signore la lebbra svanì. Anche Srìla Sanàtana Goswàmì contrasse delle piaghe in tutto il corpo a causa del contatto con l’acqua contaminata nella foresta mentre ritornava da Vrindavana verso Puri. Mahàprabhu era solito dare il benvenuto con un abbraccio, ma Sanatana cercava di appartarsi. Diceva: “Non toccarmi! Questo è il corpo di un uomo peccaminoso”. Le piaghe erano purulente ed emanavano un cattivo odore, ma Mahàprabhu lo abbracciava energicamente. Sanatana era deciso: “Lascerò questo posto o inviterò la morte gettandomi sotto le ruote del carro del Signore Jagannàtha”. Siccome, però, il Signore si trova nel cuore di ognuno, Mahàprabhu conosceva la mente di Sanatana. Lo ammonì e lo abbracciò fortemente. Tutte le piaghe scomparvero e immediatamente il corpo di Sanatana divenne dorato. Mahàprabhu disse: “Sanatana, tu sei un vaisnava. Il tuo corpo non ha difetti. Apràkrta-deha tomàra pràkrta kabhu naya. “Krishna mi sta mettendo alla prova. Io sono un sannyàsì e Lui sta esaminando se c’è una parzialità nel mio comportamento verso un vaisnava solamente perché esternamente il suo corpo è pieno di piaghe. Lui mi sta esaminando per vedere se evito e disdegno l’associazione di tale vaisnava. Però il tuo corpo è già puro, e con l’unico proposito di dimostrarlo al pubblico, Krishna ha creato questa situazione. Se non si riesce ad intravedere questo, avrò fallito e sarò stato ingannato da Krishna. E’ una semplice esibizione, non è niente; il tuo corpo è puro perché sei un vaisnava, un devoto di Krishna. Questa impurezza è solamente un’apparenza che ha il fine di soddisfare un qualche proposito divino di Krishna.

Dovunque ci sia un vaisnavatà, un vero santo consacrato, non può esserci contaminazione. Solamente per provare la Mia devozione, Krishna ti ha inviato a Me in questa condizione”.

Così, Mahàprabhu lo abbracciò comprovando la sua assoluta purezza. Sia che siamo esternamente puri o impuri, il principio reale è la nostra esclusiva devozione a Krishna. In un senso ordinario, anche le gopi sono peccatrici. Esse violarono le leggi sociali e quelle degli Sastrà, così loro sono “peccatrici”. Mantengono, però, la posizione più elevata di purezza per la loro dedizione esclusiva a Krishna, al cento per cento, anche correndo il rischio di violare la totalità dei codici morali. Loro sono considerate come l’ideale più alto di devozione. Questa classe di devozione, però, non è a buon mercato; non è ad uso e consumo di persone che compiono ogni genere di attività in nome, dicono, di questi ideali. Non funziona così. Quell’ideale non è a disposizione di coloro che compiono qualsiasi azione in nome della pura devozione, come fanno i pràkrta-sahajiyà. Questo non deve essere permesso.

 

Dal libro “Sermoni del Guardiano della Devozione”

di Sua Grazia B.R. Sridhara Deva Goswami Maharaja