martedì 26 aprile 2022

"Abbiamo creato moltissimi falsi padroni"

  

 

 Dr. Patel: L’altra mattina, quando quella giovane donna ti disse, “Pratico la medicina e servo la gente,” tu replicasti invariabilmente, “Sei una sciocca”.

Srila Prabhupada: Sì. Non sta servendo nessuno. Ovviamente, stando a quanto si dice, “tutti servono,” servono il denaro. Tutti servono, ma se non vengono pagati, niente servizio. Questo non è servizio. Nel mondo materiale ognuno serve qualcun altro, perché tutti sono servitori per natura.

Dr. Patel: Serve tutti.

Srila Prabhupada: No, no. Come dice il proverbio inglese, “Chi serve tutti non serve nessuno.” Il servizio è necessario in ogni caso. Non si può vivere senza servire; non è possibile. Tutti noi serviamo qualcuno, ma il risultato del servizio materiale è spiacevole. Prima ho citato l’esempio del Mahatma Gandhi, che rese un grande servizio e poi venne ucciso. Venne ucciso. Chi lo uccise non si fermò a pensare, “Oh, questo vecchio gentiluomo ci ha reso un grande servizio. Anche se non condivido le sue idee, come posso ucciderlo?” La gente è talmente ingrata, non è così? Puoi offrirle il servizio migliore e non sarà mai soddisfatta.

Dr. Patel: Il servizio di Gandhi – compiva il suo dovere prescritto.

Srila Prabhupada: No, non proprio. Innanzitutto definiamo il servizio. Che cos’è? Il servizio implica la presenza di un servitore e di un padrone. È lo scambio tra il servitore e il padrone, ma noi abbiamo creato moltissimi falsi padroni: la moglie, il capofamiglia, il capo di Stato, il presidente della Corte di giustizia, questo padrone e quell’altro. Non è così? E li serviamo. “Oh, è mio dovere, devo servirli.” Ma se chiedi a qualcuno di questi padroni se è soddisfatto, dirà, “Cos’hai fatto per me?”

Dr. Patel: Il padrone non sarà soddisfatto.

Srila Prabhupada: No, questi padroni auto-nominati non saranno mai soddisfatti e in realtà servendo loro cerchiamo di servire e soddisfare i nostri sensi. Servo mia moglie perché penso che soddisferà i miei sensi, quindi non servo lei ma i miei sensi. In ultima analisi, siamo servitori dei nostri sensi e di nessun altro. Questa è la nostra posizione materiale. Sì, in ultima analisi siamo servitori dei nostri sensi. Sono un servitore per natura, ma essendo condizionato dall’energia materiale, ora servo i miei sensi. Tuttavia, i miei sensi non sono indipendenti. Sono completamente dipendenti.

Per esempio, sto muovendo le mani, ma se il vero padrone delle mie mani, Krishna, le paralizzasse, non le muoverei più. Né posso rivitalizzare i centri nervosi delle mie mani; quindi, sebbene io mi ritenga il padrone delle mie mani, delle mie gambe e di tutto il resto, in realtà non lo sono. Il padrone è un altro. Uno dei tanti nomi di Krishna è Hrisikesa, “creatore e padrone dei sensi”. Per questa ragione dobbiamo offrire il nostro servizio a Krishna. Hrisikena hrisikesa-sevanam bhaktir ucyate: abbiamo cercato di servire i nostri sensi in tanti modi, ma se li usiamo al servizio del Padrone dei sensi, otteniamo la soddisfazione spirituale della bhakti, la devozione. Il servizio devozionale a Krishna è il vero servizio, non è un servizio ai sensi inerti ma al Padrone vivente dei sensi. È questa la vera soddisfazione. Sono dunque un servitore per natura, non posso diventare il padrone. La mia posizione è servire e se non servo il Padrone dei sensi, dovrò servire i sensi e restare insoddisfatto.

Dr. Patel: Ogni uomo deve comunque adempiere i propri doveri prescritti verso la moglie, la famiglia, la nazione e il governo.

Srila Prabhupada: Sì.

Dr. Patel: Abbiamo corpi e sensi diversi, che determinano doveri diversi. Una persona agirà nel ruolo di sacerdote o insegnante, un’altra amministrerà e si occuperà dell’assetto militare, un’altra ancora farà l’operaio o l’artigiano. Quando tutti questi doveri sono svolti in modo disinteressato, sono validi quanto la devozione a Dio.

Srila Prabhupada: No, no. Il distacco dai frutti dell’azione non è sufficiente. Occorre fare di più. Bisogna dare i frutti a Krishna, dare a Krishna il risultato dei doveri prescritti. Se guadagni un milione di dollari, non lo tenere per te e non sprecarlo per la tua famiglia. Dai i frutti a Krishna. Questo è vero servizio. Tu fai il medico; dai il tuo guadagno a Krishna, così diventerai perfetto. Dobbiamo solo assicurarci che Krishna sia soddisfatto delle nostre azioni. Egli dice yat karosi: “Non importa quello che fai”. Tat kurusva madarpanam: “Offri tutto a Me.” [Srila Prabhupada ride] Ma la gente dice, “No, no, Signore, ti servo, ma i soldi restano nelle mie tasche.”

Dr. Patel: Tutto appartiene a Krishna. Come puoi offrirGli qualcosa? Anche solo una foglia?

Srila Prabhupada: Oh sì, sì. Come fanno questi ragazzi e queste ragazze, che hanno dato la loro vita. Non chiedono soldi: “Caro signore, dacci un po’ di soldi per andare al cinema.” Offrono il loro servizio e danno tutto. Non sono poveri, guadagnano, ma è tutto per Krishna. Se dividi la tua entrata, destinandone una parte a Krishna e una alla tua gratificazione dei sensi, allora Krishna dice ye yatha mam prapadyante tams tathaiva bhajamy aham: “Nella misura in cui si abbandonano a Me, Io li ricompenso.”

Se spendi il cento per cento della tua energia per Krishna, Krishna è tuo al cento per cento. Se invece spendi per Lui l’uno per cento, è tuo solo all’uno per cento. Risposta proporzionale. Il nostro Movimento si è diffuso nel mondo perché abbiamo ragazzi e ragazze che hanno dedicato ogni cosa a Krishna. Per questa ragione si è espanso così rapidamente. Non pensano a loro stessi, ma solo a servire Krishna. Samsiddhir haritosanam: la perfezione più alta è soddisfare Dio, la Persona Suprema.

 

lunedì 25 aprile 2022

"Uguaglianza, Varnasrama e Trascendenza" di Swami B.V. Tripurari Maharaja



Il varnasrama si occupa di etica e moralità, che non costituiscono la vita spirituale propriamente detta. Quindi, impegnarsi nel varnasrama non è l'obiettivo della vita. Quando ci occupiamo di accertare l'obiettivo finale, molte cose verranno rifiutate, anche se possono avere una qualche utilità nel realizzare l'obiettivo. L'utilità del varnasrama consiste nell’invito a situarsi sotto l'influenza di sattva-guna, l’influenza della virtù. Quando comprendiamo la nostra realtà psicosomatica, siamo meglio attrezzati per condurre una vita equilibrata e perseguire l'ideale spirituale. In questa misura il varnasrama, o meglio, lo spirito e l'essenza di questo sistema, ha valore in relazione allo scopo della vita. 
 
Nella terminologia della Gita, una persona psicologicamente ben situata è una persona consapevole della particolare influenza che i guna (le influenze della natura materiale) esercitano sulla sua psiche e agisce tenendo conto di queste influenze. Indipendentemente da quali guna si è prevalentemente influenzati, questa consapevolezza di base è essa stessa un’influenza di sattva-guna, che governa sottilmente il sistema sociale varnasrama della Gita. Nella visione della Gita, il primo passo essenziale nella virtù consiste nel collocarsi nel proprio dovere prescritto, un dovere che corrisponde alla propria psicologia. Una volta posizionato correttamente, si sperimenta un senso di armonia con il proprio sé materialmente condizionato, che rende possibile la coltivazione di altri aspetti della virtù. 
 
Coloro le cui azioni non sono determinate in considerazione della loro psicologia, saranno sbilanciati e cadranno più facilmente preda delle influenze della passione e dell'ignoranza. Allo stesso tempo, anche sattva stesso dovrà essere trasceso, perché impedisce di raggiungere la massima libertà nell'unione amorevole con Dio. Sotto la sua influenza si rimane spesso prigionieri della tradizione religiosa, piuttosto che realizzare il messaggio essenziale della tradizione. 

Coloro la cui psiche è predominata da sattva possono, in misura corrispondente, perseguire direttamente e naturalmente la vita trascendentale, mentre coloro che sono dominati da rajo-guna (l’influenza della passione) e tama-guna (l’influenza dell’ignoranza) troveranno questo percorso più difficile. Per queste persone, sebbene possano progredire in senso assoluto, possono sorgere problemi relativi a disfunzioni psicologiche, e creare alcuni impedimenti. 
Questa nozione dei guna e della loro relazione con la cultura spirituale e il benessere psicologico si adatta bene alla psicologia transpersonale. In questo modello, la necessità di diventare una persona psicologicamente ben adattata è considerata un prerequisito o una disciplina parallela, intesa a completare la cultura spirituale vera e propria. 
 
Nell'interesse di "stabilire il varnasrama" dovremmo prendere in considerazione la misura con la quale la società moderna gravita verso una sorta di integrazione sociale piuttosto che verso la segregazione sociale coinvolta nel varnasrama. Dovremmo dare uno sguardo essenziale a questa tendenza moderna, trovarne il valore e adeguare il nostro agire considerando questo valore, sostenendo qualcosa che non va radicalmente contro la corrente dei nostri tempi, ma che soddisfi l'essenza del varnasrama
 
L'umanità sembra gravitare verso il terreno comune della nostra specie come esseri umani, piuttosto che percepire differenze di razza, sesso, credo, ecc. Questo ha valore, ma l'uguaglianza e la realizzazione, propriamente intese, non sono raggiungibili nel regno della morale. L'umanesimo e la moralità non possono mai appagare l'anima. Né la moralità può realizzare il proprio ideale di una società umana perfetta e rimanere vitale, perché la moralità stessa dipende dall'avere una società bisognosa di morale. Una società perfetta non ha bisogno di moralità. La vita spirituale trascende il varnasrama
 
L'uguaglianza di opportunità e di rappresentanza, il cuore della democrazia, appartiene al regno dell'anima. La pratica spirituale comune per tutti per realizzare questa uguaglianza è cantare i nomi di Dio. Per farlo in modo pacifico e progressivo, sarà utile svilupparsi in termini di essere individui ben adattati (sattva-guna). Sebbene ciò possa avvenire attraverso la cultura diretta della vita spirituale (ceto darpana marjanam, che significa pulire lo specchio della mente), in pratica troviamo che molte persone dopo anni di cantilenamento non hanno sviluppato questo cuore pulito, che è rappresentativo dell'influenza di sattva
Quindi la necessità è daiva-varnasrama, varnasrama per i devoti. Il vero cuore del varnasrama consiste nel facilitare lo sviluppo di questo essere umano ben situato e integrato, che si sviluppa dall'essere consapevole della propria realtà psicosomatica. Questo a sua volta faciliterà la cultura spirituale. 
 
In altre parole, il principio del varnasrama, basato sulla considerazione dei guna, è universale. Non è necessario limitarsi a un'espressione letterale di questa universalità relativa ai tempi passati. Dopotutto, è materiale. Riguarda il regno della relatività: moralità ed etica. Il suo valore risiede in definitiva nella sua difesa di una realtà assoluta che la trascende. Moksa, la liberazione, lo rende del tutto privo di significato, mentre prema, il puro amore per Dio, lo impiega superficialmente nel lila.
 
Se il varnasrama non viene compreso in questa luce, c'è poca speranza di realizzare la nostra uguaglianza o di stabilire una sorta di varnasrama oggi, anche nella società dei devoti, e molto meno nella società umana.

domenica 24 aprile 2022

"IL TESORO NASCOSTO"

 

A proposito della ricerca del fine supremo della vita, Caitanya Mahaprabhu racconta un aneddoto tratto dal commento di Madhva al quinto Canto dello Srimad-Bhagavatam (Madhva-bhasya, 5.5.10-13). La storia racconta che l’astrologo Sarvajna aveva offerto i suoi insegnamenti a un povero che era andato da lui per farsi predire il futuro. Esaminando l’oroscopo dell’uomo, Sarvajna fu stupito di vederlo così povero e gli disse: “Ma perché sei così infelice? Vedo dal tuo oroscopo che possiedi un tesoro nascosto, ereditato da tuo padre. L’oroscopo dice pero’ che tuo padre non ha potuto comunicarti il segreto, perché è morto in un paese straniero, ma ora tu puoi cercare il tesoro lasciato da tuo padre ed essere felice.” Questa storia è citata per indicare che l’essere individuale soffre perché non conosce il tesoro nascosto del suo Padre supremo, Krishna. Questo tesoro e’ l’amore per Dio, e tutte le Scritture vediche consigliano all’anima condizionata di cercarlo. Come e’ affermato nella Bhagavad-gita, l’anima condizionata, pur essendo figlia dell’infinitamente ricco, Dio, la Persona Suprema, non se ne rende conto. Per questa ragione gli sono state date le Scritture vediche, al fine di aiutarla a ritrovare suo Padre e la sua eredità. L’astrologo Sarvajna consigliò ancora il povero: “Non scavare a sud della tua casa per trovare il tesoro nascosto, altrimenti sarai attaccato da una vespa velenosa e rimarrai deluso. Dovrai cercare a oriente, dove c’è la vera luce, il servizio devozionale, la coscienza di Krishna. A sud si trovano i rituali menzionati dalle Scritture vediche, a occidente la conoscenza empirica speculativa, e a nord lo yoga della meditazione.” Tutti devono considerare attentamente il consiglio di Sarvajna. Chi cerca lo scopo supremo attraverso le cerimonie rituali rimarrà deluso. Questo metodo comprende la celebrazione di riti sotto la guida di un sacerdote che riceve uncompenso per il suo servizio. L’uomo pensa di poter raggiungere la felicita’ compiendo questi riti, ma anche se ne trae qualche guadagno, si tratta di un guadagno temporaneo. Le sue sofferenze materiali continueranno. Non riuscirà mai quindi a essere veramente felice seguendo le pratiche rituali, anzi, le sue sofferenze materiali aumenteranno sempre più. Scavare a nord per cercare il tesoro nascosto è un’allegoria che indica la ricerca spirituale attraverso il metodo di meditazione yoga. Chi pratica questo metodo si considera uno con il Signore Supremo, ma il fatto di fondersi nel Supremo è per l’essere individuale come essere ingoiati da un grosso serpente. Qualche volta un grosso serpente ingoia un serpente più piccolo, e il fondersi nell’esistenza spirituale del Supremo non e’ molto differente. Il serpente più piccolo che cerca la perfezione è divorato da quello più grosso, e questa non e’ ovviamente una soluzione. Anche sul lato occidentale c’è un ostacolo nella forma dello yaksa, lo spirito maligno che protegge il tesoro. Il fatto è che il tesoro nascosto non potrà essere raggiunto da una persona che cerca il favore dello yaksa per farselo consegnare. Il risultato sarà soltanto quello di farsi uccidere. Questo yaksa rappresenta la mente dedita alla speculazione, e in questo caso il metodo speculativo per raggiungere la realizzazione del sé, detto jnana, è un proposito suicida. L’unica possibilità consiste dunque nel cercare il tesoro nascosto scavando sul lato orientale con il metodo del servizio devozionale, in piena coscienza di Krishna. In verità, il metodo del servizio devozionale è l’eterno tesoro nascosto, e chi lo raggiunge diventa eternamente ricco. Chi è povero di servizio devozionale da offrire a Krishna ha sempre bisogno di guadagni materiali. Talvolta subisce i morsi di creature velenose, talvolta resta deluso; talvolta perde la propria identità seguendo la filosofia del monismo, o viene ingoiato da un grosso serpente. Soltanto lasciando tutto questo e diventando stabile nella coscienza di Krishna, il servizio devozionale offerto al Signore, si raggiunge la perfezione della vita.


La Sofferenza Umana e l'Ingiustizia di Dio

 



Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e l'assistente sociale Ashoka Chugani si svolse a Bombay, India.

Sig. Chugani: Mi sono reso conto che questo vostro movimento per la Coscienza di Krishna sta dando in India un contributo molto prezioso. Probabilmente voi saprete anche del nostro successo. Stiamo facendo in modo di poter effettuare interventi agli occhi a favore di molti abitanti della zona di Bombay che ne hanno grande necessità. Siamo attrezzati per 5.200 pazienti.

Srila Prabhupada: Noi seguiamo la Bhagavad-gita così com'è. La Bhagavad-gita non insegna che per aiutare la gente occorre prendersi cura dei loro occhi. Krishna non ci insegna questo tipo di filosofia nella Bhagavad-gita. E' una vostra idea. Noi invece seguiamo la Bhagavad-gita così com'è. Questa è la differenza fra il vostro lavoro e il nostro. Il nostro programma consiste, piuttosto che curare solo gli occhi delle persone, nel dare loro la vera cura. Se si dà a una persona la Coscienza di Krishna, questa non dovrà più rinascere in questo mondo materiale. Il che significa non avere più questo corpo materiale, non avere più occhi, non avere più malattie. Questo è la vera cura contro la sofferenza.

Qualcuno si prende cura degli occhi, altri si prendono cura dello stomaco, dei denti o di qualcos'altro... Ma questo non risolve il problema. Il vero problema, come dice la Bhagavad-gita, è janma-mrityu-jara-vyadi: nascita, morte, vecchiaia e malattia. Dato che sei nato, hai questi occhi e così puoi avere malattie agli occhi. Nascita, morte, vecchiaia e malattia: avendo accettato di nascere, devi anche accettare la vecchiaia, la malattia e la morte. Gli ospedali possono offrire un sollievo temporaneo, ma non è una soluzione definitiva. La soluzione è porre fine alla nascita, alla morte, alla vecchiaia e alla malattia. Se si giunge a questa soluzione, non ci saranno più problemi agli occhi, mai più. Supponiamo che un ammalato vada dal dottore per farsi curare. I suoi sintomi a volte sono mal di testa, a volte male agli occhi, a volte mal di stomaco. Ora, se il medico desse medicine solo contro i sintomi, sarebbe una cura? No. Quest'uomo ha una malattia e, se si cura la malattia, automaticamente verranno curati i sintomi.

Allo stesso modo, tutti in questo mondo materiale soffrono per le ripetute nascite e morti. Ma la Bhagavad-gita dà la vera cura: come non nascere di nuovo in questo mondo materiale. Krishna ci consiglia nella Bhagavad-gita di tollerare questa sofferenza temporanea. Proprio come il corpo non è permanente, così anche le malattie non sono permanenti. Bisogna tollerare la temporanea sofferenza e risolvere il vero problema: dobbiamo fermare il ripetersi delle nascite e delle morti. Ma la gente non sa che nascita e morte possono essere fermate e così si impegnano a risolvere i loro problemi temporanei. La Bhagavad-gita spiega in che modo, nel lasciare il corpo al momento della morte, si può tornare a casa, tornare a Krishna: tyaktva deham punar janma naiti mam eti. Basta con le nascite in questo mondo materiale: questa è la vera cura a tutte le sofferenze.

Sig. Chugani: E per quanto riguarda il problema della fame? Noi stiamo lavorando per risolvere...

Srila Prabhupada: La fame? Questo non è un problema. I Veda dicono: nityo nityanam cetanas cetananam - eko bahunam yo vidadhati kaman. Dio provvede perfettamente al cibo per tutti gli esseri viventi. Se a qualcuno manca del cibo non è che una benedizione. E' un piano di Dio per correggerlo. Supponiamo che un bambino sia ammalato e che suo padre non gli dia da mangiare. Non si tratta di soffrire la fame ma di ricevere una benedizione dal proprio padre. E' una cura. Perché il bambino dovrebbe lamentarsi? Il cosiddetto problema della fame non è che un'invenzione della mente. Ma noi non inventiamo niente, noi prendiamo la nostra conoscenza dalle scritture. Tat te 'nukampam susamiksamano bhunjana evatmakrtam vipakam: se un devoto del Signore soffre la fame, non si lamenta.

La considera una benedizione: "Ho fatto qualcosa di male così Dio mi ha messo in difficoltà. Non è che una Sua benedizione". Questo è il nostro modo di vedere, queste sono le scritture. La gente fa spesso questa domanda: "Come può Dio essere duro con alcuni e generoso con altri? E' un'ingiustizia". Dio è buono ma la gente non Lo capisce. Quando manca l'intelligenza, quando si vede che la gente soffre la fame si dice che Dio non è buono. Ma il fatto è che siete voi a non essere buoni. Ognuno soffre per colpa propria. Così un devoto vede la sofferenza come una benedizione di Krishna e poiché il devoto pensa in questo modo, la sua liberazione è garantita (muktipade sa dayabhak).

Sig. Chugani: Le vie del Signore sono difficili per noi da capire. Sembrano proprio ingiuste.

Srila Prabhupada: In realtà voi non credete in Dio. E questo è il vero problema. Voi credereste in Dio solo se Dio fosse un vostro servitore o fosse pronto a soddisfare i vostri ordini. Uno dei miei confratelli, dalla Germania, mi ha detto che nella seconda guerra mondiale, quando i tedeschi andarono a combattere, tutte le donne furono lasciate a casa. Così le donne andavano in chiesa a pregare Dio affinché i loro mariti, i loro padri e i loro figli tornassero a casa. Ma nessuno di loro tornò e tutte diventarono atee.

"Ah, è inutile andare in chiesa! Ho pregato così tanto per mio marito ma non è ritornato. E' inutile". Così questo è il loro modo di comprendere Dio. Quando fu dichiarata la guerra nessuno consultò Dio. Ma quando i loro mariti stavano per andare a morire allora si rivolsero a Lui. Ordinarono a Dio di far tornare i loro mariti incolumi. "Dio non l'ha fatto tornare a casa. Quindi Dio è ingiusto e quindi non siamo interessate a Dio". E anche qui si ha questa attitudine: quando le persone si comportano in modo peccaminoso, Dio non viene mai consultato. Ma quando soffrono, allora piangono davanti a Dio e, se non esegue i loro ordini, diventano tutti atei. "Dio è ingiusto!" dicono. E questo succede perché sono dei mascalzoni!